Da anni, il nostro viaggio nel mondo del gin ci ha portato ad assaggiare centinaia di etichette. Abbiamo esplorato i classici London Dry, audaci e resinosi, i moderni gin americani, spesso agrumati e potenti, e le delicate espressioni europee. Eppure, da qualche tempo, sentivamo il bisogno di qualcosa di diverso, un’esperienza che andasse oltre il solito predominio del ginepro. Cercavamo un distillato che raccontasse una storia, che parlasse di un luogo e di una cultura attraverso i suoi profumi e i suoi sapori. Questa ricerca ci ha condotto, quasi inevitabilmente, verso il Sol Levante. I gin giapponesi rappresentano una frontiera affascinante, un universo dove la precisione artigianale si fonde con una botanica unica al mondo. Ed è proprio in questo contesto che abbiamo incontrato il Tenjaku Gin, un distillato che promette di unire il meglio di due mondi. La domanda che ci siamo posti è stata immediata: riesce davvero a catturare l’essenza del Giappone in una bottiglia, offrendo un’alternativa valida e memorabile nel panorama affollato dei gin premium?
- Gin giapponese composto da più di 10 botaniche
- Colore trasparente cristallino
- Al naso delicato ginepro, seguito da note floreali e fresche di agrumi
Cosa Considerare Prima di Acquistare un Gin Artigianale Giapponese
Un gin non è solo un distillato; è un’esperienza sensoriale, una tela su cui un mastro distillatore dipinge con erbe, spezie, fiori e frutti. Nel caso di un gin giapponese, questa esperienza assume contorni ancora più definiti e unici. Non si tratta semplicemente di scegliere una bottiglia per il prossimo Gin & Tonic, ma di decidere di intraprendere un viaggio gustativo. I benefici principali di un gin come questo risiedono nella sua capacità di sorprendere e deliziare il palato con note inusuali, come lo yuzu, il tè o il pepe Sansho, che trasformano un cocktail da semplice bevanda a vera e propria scoperta. Scegliere un gin giapponese significa cercare equilibrio, eleganza e una complessità sussurrata, non urlata.
Il cliente ideale per questo tipo di prodotto è una persona curiosa, un esploratore del gusto che non si accontenta del “solito gin”. È qualcuno che forse apprezza già la cucina giapponese, il sakè o i whisky nipponici e desidera ritrovare quella stessa armonia e attenzione al dettaglio in un distillato bianco. Al contrario, potrebbe non essere la scelta adatta per i puristi del London Dry, coloro che cercano nel gin una sferzata decisa e quasi aggressiva di ginepro e note balsamiche. Per loro, un gin giapponese potrebbe risultare troppo delicato, quasi etereo. L’alternativa, in quel caso, rimane un classico intramontabile come un Beefeater o un Tanqueray.
Prima di investire in una bottiglia, considerate questi punti cruciali in dettaglio:
- Profilo Aromatico & Complessità: Valutate attentamente le botaniche dichiarate. Un gin giapponese si distingue per l’uso di ingredienti locali. Nel Tenjaku Gin, la presenza di yuzu, pesca di Yamanashi, tè e pepe giapponese crea un profilo completamente diverso da un gin tradizionale. Chiedetevi se siete aperti a note fruttate e floreali predominanti rispetto a quelle resinose del ginepro.
- Gradazione Alcolica & Versatilità: La gradazione alcolica influisce enormemente sulla percezione del distillato. Con i suoi 37,5% vol., il Tenjaku si posiziona come un gin più morbido e accessibile. Questo lo rende eccezionale per essere sorseggiato con poco ghiaccio o in cocktail leggeri, ma potrebbe perdere un po’ di spinta in miscelazioni più complesse e strutturate come un Negroni.
- Packaging & Presentazione: L’occhio vuole la sua parte, specialmente se il gin è un regalo. Le bottiglie giapponesi sono spesso opere d’arte. Il design del Tenjaku è elegante e minimale, con una splendida etichetta. Un dettaglio da considerare, come notato da alcuni utenti, è il tappo a vite: una scelta pratica che preserva la freschezza, ma che alcuni puristi potrebbero considerare meno “premium” rispetto al sughero.
- Abbinamenti & Mixology: Pensate a come intendete utilizzare il gin. Un prodotto dal profilo così delicato e particolare come il Tenjaku richiede attenzioni specifiche. Funziona magnificamente con toniche neutre o leggermente floreali (come una tonica ai fiori di sambuco) e garnish che ne esaltino le note, come una fetta di pesca o una scorza di yuzu. Usarlo con una tonica molto amara o speziata rischierebbe di annullare la sua unicità.
Comprendere queste sfumature è fondamentale per apprezzare appieno ciò che un gin giapponese ha da offrire e per assicurarsi che il Tenjaku Gin sia la scelta giusta per il vostro palato e il vostro mobile bar.
Mentre il Tenjaku Gin è una scelta eccellente per chi cerca un’esperienza nipponica, è sempre saggio vedere come si posiziona rispetto alla concorrenza. Per uno sguardo più ampio su tutti i migliori modelli, vi consigliamo caldamente di consultare la nostra guida completa e approfondita:
La Nostra Guida Completa ai Migliori Gin per un Gin Tonic Perfetto
- Tanqueray London Dry è prodotto ancora oggi con la stessa combinazione di botanici scoperta da Charles Tanqueray nel 1830, con un ottimo equilibrio di ginepro, coriandolo, angelica e liquirizia
- TIPO DI GIN: ispirato all’arte giapponese, Roku Gin si svela al palato con 6 botaniche originali, in un gin multistrato perfettamente bilanciato
- Al naso persiste il ginepro unito all’ aroma di lavanda aprendosi ad un palato secco ma molto ricco. Apium gin è un London dry dalle spiccate note aromatiche di lavanda. Nel finale note speziate...
Tenjaku Gin: Prime Impressioni e Caratteristiche Salienti
Appena abbiamo preso in mano la bottiglia di Tenjaku Gin, abbiamo capito di trovarci di fronte a un prodotto che cura molto l’estetica. La bottiglia è slanciata, di vetro pesante e cristallino che lascia intravedere la purezza assoluta del distillato. L’etichetta è un piccolo capolavoro di design giapponese: carta texturizzata, un’elegante calligrafia e l’immagine stilizzata di un’allodola (Tenjaku, appunto), simbolo di buon auspicio. Confermiamo l’osservazione di un utente: l’etichetta è splendida e comunica immediatamente un senso di qualità e tradizione. Svitarlo rivela, come previsto, un tappo a vite. Sebbene a noi personalmente non dispiaccia per la sua praticità, comprendiamo come possa stonare per chi associa il lusso al classico “pop” del sughero. Versando il primo assaggio, il liquido appare limpido e brillante. Al naso, l’impatto è immediato e sorprendente: non è il ginepro a dominare, ma un’ondata fresca e profumata di agrumi e note floreali. È un invito, una promessa di un’esperienza di degustazione diversa dal solito, più vicina a un profumo delicato che a un distillato pungente. Un’introduzione che incuriosisce e prepara il palato a qualcosa di speciale, che potete verificare voi stessi esplorando le sue caratteristiche uniche.
I Nostri Punti Preferiti
- Profilo aromatico unico e autenticamente giapponese (yuzu, pesca, tè).
- Incredibile morbidezza e facilità di beva, ideale anche liscio.
- Design della bottiglia e dell’etichetta di grande eleganza.
- Versatilità in cocktail delicati e Gin & Tonic raffinati.
Cosa Si Potrebbe Migliorare
- Il tappo a vite potrebbe deludere chi cerca un’esperienza “premium” in ogni dettaglio.
- Le note di ginepro sono molto in sottofondo, non adatto ai puristi del London Dry.
Analisi Approfondita: Il Tenjaku Gin Messo alla Prova
Per valutare veramente un gin di questa caratura, non basta un assaggio frettoloso. Abbiamo dedicato diversi giorni al Tenjaku Gin, testandolo in purezza, con ghiaccio, nel classico Gin & Tonic e in altri cocktail, per sviscerarne ogni segreto e sfumatura. La nostra analisi si è concentrata su tre aspetti fondamentali: il bouquet olfattivo, l’esperienza al palato e il suo comportamento in miscelazione. Volevamo capire se la promessa di unire Oriente e Occidente fosse mantenuta e se la sua delicatezza fosse un pregio o un limite.
Il Bouquet Olfattivo: Un’Esplorazione tra Oriente e Occidente
L’approccio con il naso è forse il momento più rivelatore con il Tenjaku Gin. Avvicinando il bicchiere, la prima nota che si percepisce non è, come di consueto, quella balsamica del ginepro. Al suo posto, si viene accolti da un’esplosione solare e vibrante di yuzu. Questo agrume giapponese, un incrocio tra mandarino e limone, ha un profumo complesso, più floreale e aromatico del limone, che domina la scena iniziale con eleganza. Subito dopo, emerge una nota dolce e succosa, inequivocabilmente quella della pesca bianca della prefettura di Yamanashi. Non è un aroma artificiale o stucchevole, ma ricorda il profumo di una pesca matura, appena colta. Queste due botaniche principali creano un’apertura quasi da profumeria, fresca e invitante. Solo in un secondo momento, lasciando arieggiare il distillato, si fanno strada le note più tradizionali. Il ginepro c’è, ma agisce come una spina dorsale, un filo conduttore sottile che lega tutto insieme senza mai prevaricare. È una presenza gentile, che conferisce al tutto la sua identità di “gin”. Come notato anche da un appassionato online, le spezie come il pepe giapponese sono quasi impercettibili al naso; non si avverte quella pungenza che ci si potrebbe aspettare. Invece, si avverte una sottile nota erbacea e quasi tannica, riconducibile al tè, che aggiunge un ulteriore strato di complessità e chiude l’esperienza olfattiva con un tocco di sobrietà. È un naso che racconta una storia di equilibrio, dove ogni elemento ha il suo spazio senza sovrastare gli altri.
L’Esperienza al Palato: Morbidezza, Dolcezza e un Finale Inaspettato
Se il naso è una promessa, il palato è la conferma. Il primo sorso di Tenjaku Gin in purezza è sorprendentemente morbido. La gradazione alcolica contenuta (37,5%) gioca un ruolo fondamentale, eliminando quasi del tutto la sensazione di bruciore alcolico e permettendo alle botaniche di esprimersi liberamente. L’ingresso è delicatamente dolce, un riflesso fedele della pesca sentita al naso. È una dolcezza naturale, fruttata, che avvolge la lingua. Immediatamente dopo, l’acidità fresca e vivace dello yuzu interviene a bilanciare perfettamente la bevuta, pulendo il palato e donando dinamismo. Questa interazione tra dolce e acido è il cuore dell’esperienza gustativa e rende il gin incredibilmente piacevole e facile da bere. A metà palato, il ginepro fa una timida comparsa, più come una sensazione resinosa che come un sapore dominante. È nel finale, però, che il Tenjaku Gin rivela il suo lato più complesso e inaspettato. Come descritto da un utente attento, è qui che emergono le spezie e il tè. La dolcezza della pesca si attenua e lascia spazio a una leggera nota amara e astringente, tipica del tè verde, e a un formicolio quasi impercettibile sulla punta della lingua, attribuibile al pepe giapponese Sansho. Questo finale è pulito, lungo e rinfrescante, e invita a un altro sorso. È un gin che si evolve nel bicchiere e in bocca, una caratteristica che lo distingue nettamente da molti concorrenti.
In Mixology: Come Esaltare il Carattere del Tenjaku Gin
Un gin così particolare richiede un approccio altrettanto attento in miscelazione. Metterlo in un cocktail sbagliato significherebbe annullare la sua anima delicata. Il nostro test principale, ovviamente, è stato il Gin & Tonic. Abbiamo scoperto che il partner ideale è una tonica di alta qualità, ma soprattutto neutra o con lievi sentori agrumati/floreali (come una Fever-Tree Mediterranean o una Thomas Henry Botanical). Una tonica troppo amara o speziata (come una Indian Tonic classica molto carica di chinino) tende a coprire le note fruttate della pesca e dello yuzu. La proporzione ideale che abbiamo trovato è 1:3 (una parte di gin, tre di tonica) per non diluirlo eccessivamente. Come guarnizione, abbiamo avuto risultati eccezionali con una scorza di yuzu (o pompelmo rosa, in sua assenza) per esaltare le note agrumate, o una fettina sottile di pesca bianca per amplificare la sua parte fruttata. Il risultato è un G&T incredibilmente rinfrescante, aromatico e dissetante, perfetto per l’aperitivo. L’abbiamo provato anche in un White Lady e in un Gin Fizz, dove ha performato egregiamente, grazie alla sua capacità di legarsi bene con il succo di limone e gli sciroppi. Lo sconsigliamo, invece, per un Negroni o un Martinez, cocktail in cui la sua eleganza verrebbe sopraffatta dalla potenza del vermouth e del bitter. Il Tenjaku Gin è un solista, non un gregario: brilla quando è il protagonista del drink.
Cosa Dicono gli Altri Appassionati
Il nostro parere da esperti trova un’eco significativa nelle esperienze degli utenti che hanno condiviso le loro impressioni. Il feedback generale è decisamente positivo, soprattutto da parte di chi, come noi, si è avvicinato al prodotto con una mente aperta e la voglia di provare qualcosa di nuovo. Un recensore, che si definisce amante dei gin giapponesi, ha colto perfettamente l’essenza del Tenjaku Gin. Ha notato la sua appartenenza al filone dei “gin molto profumati e aromatici con spiccate note di frutta”, paragonandolo correttamente al Jinzu per via della presenza dello yuzu. La sua analisi della degustazione è quasi sovrapponibile alla nostra: la dolcezza importante della pesca in apertura e l’emergere di spezie e tè sul finale. Questa è una conferma preziosa che la complessità del distillato è percepibile e apprezzata. Anche il suo commento sull’eleganza della bottiglia e la sua noncuranza per il tappo a vite rispecchia un sentimento diffuso. D’altra parte, è giusto menzionare anche le critiche. Un utente ha segnalato di aver ricevuto la bottiglia con l’etichetta danneggiata, un problema chiaramente legato alla spedizione e non alla qualità del gin stesso. Sebbene sia un caso isolato, ci ricorda che, se si acquista il prodotto come regalo, è bene ispezionare la confezione all’arrivo.
Il Tenjaku Gin a Confronto con le Alternative
Nessun prodotto esiste in un vuoto. Per capire appieno il valore del Tenjaku Gin, è essenziale confrontarlo con altre opzioni disponibili sul mercato, che si rivolgono a esigenze diverse.
1. GIN 42 Kit Gin Tonic Botaniche
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Questo non è un gin, ma un kit di botaniche per personalizzare il proprio cocktail. Il confronto è interessante perché si rivolge a un tipo di utente diverso, ma con una passione comune: la sperimentazione. Mentre il Tenjaku Gin offre un’esperienza curata e bilanciata dal mastro distillatore, il kit GIN 42 mette il potere nelle mani del bevitore. È la scelta ideale per chi ama giocare con i sapori, aggiungere un tocco di cardamomo al proprio Beefeater o dei petali di rosa al proprio Hendrick’s. Se siete dei creativi che vogliono trasformare ogni Gin & Tonic in un esperimento unico, questo kit è perfetto. Se invece preferite affidarvi alla visione e all’arte di un distillatore per un’esperienza armonica e già definita, il Tenjaku è la scelta superiore.
2. Beefeater London Dry Gin
- Gin con riconoscimenti nel mondo
- Produzione: Londra - UK
- Gradazione: 40%
Qui il confronto è con un’icona, il punto di riferimento per la categoria London Dry. Il Beefeater è l’antitesi del Tenjaku: è potente, diretto, con il ginepro che domina in modo deciso, seguito da note agrumate di scorza di limone e arancia amara e un finale speziato di coriandolo. È un gin robusto, pensato per reggere l’urto di qualsiasi tonica e per essere la spina dorsale di cocktail classici. Chi sceglie Beefeater cerca la tradizione, la certezza di un sapore iconico e una grande versatilità nella mixology classica. Chi sceglie il Tenjaku Gin, invece, cerca la sorpresa, la delicatezza e un viaggio sensoriale in un’altra cultura. Non c’è un migliore in assoluto, ma due filosofie completamente opposte.
3. Hendrick’s Flora Adora Gin
- FLORA ADORA è un gin direttamente dal Cabinet of Curiosities di Hendrick’s; animato da un intrigante aroma floreale con un carattere fresco di botaniche tipiche dello stile Hendrick’s
- Nato dalla base di 11 botaniche tipiche di Hendrick’s, arricchito dall’anima fragrante di petali di rosa e cetriolo, il gin FLORA ADORA si distingue per le sue note floreali, frutto di una...
- Adatto per tutte le occasioni, Hendrick’s FLORA ADORA è un’ottima base per cocktail
Hendrick’s Flora Adora è forse il concorrente più diretto del Tenjaku nel segmento dei gin moderni e non convenzionali. Entrambi mettono in secondo piano il ginepro per esaltare un profilo floreale e aromatico. Tuttavia, le loro ispirazioni sono diverse. Flora Adora, come suggerisce il nome, è un’esplosione di profumi da giardino fiorito, un bouquet intenso che si aggiunge alla base classica di rosa e cetriolo di Hendrick’s. È lussureggiante e avvolgente. Il Tenjaku Gin, pur avendo note floreali, è più incentrato sulla frutta (pesca, yuzu) e su una delicatezza più eterea e tipicamente giapponese. La scelta tra i due dipende dal tipo di “giardino” che si vuole esplorare: quello esuberante e selvaggio di un cottage scozzese (Hendrick’s) o quello zen, minimalista e perfettamente equilibrato di Kyoto (Tenjaku).
Verdetto Finale: Il Tenjaku Gin Merita un Posto nella Vostra Collezione?
Dopo un’analisi approfondita e numerosi assaggi, la nostra risposta è un sonoro sì, ma con le dovute precisazioni. Il Tenjaku Gin non è un gin per tutti, e questo è il suo più grande pregio. È una dichiarazione d’amore alla delicatezza, all’equilibrio e ai sapori unici del Giappone. Lo consigliamo senza riserve a chiunque sia stanco del solito gin e cerchi un’esperienza di degustazione più raffinata e complessa. È perfetto per l’appassionato curioso, per chi ama i sapori orientali e per chi vuole creare Gin & Tonic eleganti e aromatici che stupiranno gli ospiti. La sua morbidezza lo rende inoltre un ottimo punto di partenza per chi si avvicina per la prima volta al mondo del gin. Non è, invece, la scelta giusta per i tradizionalisti irriducibili del London Dry o per chi cerca un gin da battaglia per cocktail potenti. Il Tenjaku è un distillato da meditazione, da assaporare con calma per coglierne tutte le preziose sfumature.
In conclusione, se siete pronti a intraprendere un viaggio sensoriale che unisce la tradizione del gin con l’anima del Giappone, il Tenjaku Gin è una scelta che vi ripagherà a ogni sorso. È un’opera d’arte liquida, un distillato che riesce a essere al contempo esotico e familiare, complesso e incredibilmente piacevole. Non vi resta che provarlo.
Ultimo aggiornamento il 2025-11-06 / Link di affiliazione / Immagini tratte dall'API Amazon Product Advertising